giovedì 17 giugno 2010







Continua la collaborazione fra SSST, motomondo, Motor KIing e GROCERY MARKET: Raduno & Gemellaggio fra MTB,moto Enduro e QUAD, mondi agli antipodi ma entrambi con ruote grasse, opposti ma fruitori e amanti degli stessi ambienti.
Si svolgerà il 20 giugno 2010 nell'area compresa fra Piana degli albanesi e Santa Cristina Gela.

-Programma per le MTB: raduno presso l'az. agr. KUMETA alle 08.30 partenza alle 09.20, colazione con cannolo a Santa Cristina Gela presso il bar Biscari con gli Enduristi e i Quaddisti, ritorno a Piana degli Albanesi, pranzo presso l'az. agr. Kumeta

-Programma per gli enduristi: raduno presso la concessionaria MOTOMONDO in via circonvallazione 13, Monreale (PA) alle 08.30, percorso semplice e scorrevole (aperto anche a bicilindrici), ricongiungimento con i MTBikers e Quaddisti per il cannolo a Santa Cristina Gela presso il bar Biscari e poi secondo ricongiungimento per il pranzo.

-Programma per i QUAD: raduno alle 08:30 presso la concessionaria Motor King, percorso scorrevole, ricongiungimento con i MTBikers ed Enduristi per il cannolo a Santa Cristina Gela presso il bar Biscari e poi secondo ricongiungimento per il pranzo.

In azienda Kumeta, ricco buffet di formaggi locali (tuma primosale e ricotta) vini Marchese Montefusco, pane cotto a legna, bibite.


L'evento ha lo scopo di riunire i frequentatori degli ambienti naturali: MTBikers in tutte le loro forme (XCisti, Cicloescursionisti, All mountainers), Enduristi e QUADDisti (questi effettueranno percorsi e partenza diverse dai ciclisti) e permettere a chiunque di comprendere che la natura che ci ospita è una risorsa fruibile a chiunque ma che deve essere rispettata.


-livello di difficoltà semplice.
-quota partecipazione 12 euro

per raggiungere l'azienda KUMETA: uscire da piana degli albanesi proseguendo verso il LAGO in direzione area attrezzata, al secondo bivio girare a destra.
Saranno,comunque, disposte le locandine dell'evento per segnalare la strada da seguire.

per maggiori info: A.Fierotti 3200719306
Motomondo 0918887763
motorking 091544429

mercoledì 21 aprile 2010

Frutta e Verdura di stagione

I appuntamento sulla Frutta e verdura di Aprile




Grazie a moderne tecniche di coltivazione, alla ricerca e a sistemi di trasporto più rapidi, le primizie ed altri frutti fuori stagione si trovano nelle rivendite praticamente tutto l’anno

Il Grocery Market, da sempre vanta l’ offerta di prodotti orto-frutticoli accuratamente selezionati, provenienti da coltivazioni locali o da importazione diretta, per garantirvi il miglior prodotto, anche fuori stagione.
Tuttavia è risaputo che gli aromi, gli odori e i sapori sono massimi, la serbevolezza è migliore e il valore nutritivo è più alto quando si consuma frutta e verdura di stagione. Questo concetto, sopito nelle nostre menti è oggi rivalutato dalla concezione del risparmio energetico, del consumo equo e solidale, dalla rivalutazione dei prodotti tipici e dei prodotti a km 0, per cui si inizia a preferire la produzione locale a quella d’importazione.

Da oggi, mese per mese, il Grocery Market vi consiglierà e vi guiderà circa l’acquisto di frutta e verdura di stagione, perchè mangiare prodotti stagionali fa bene all’ambiente, al gusto e alla salute.



Frutta di Aprile
Limoni
Arance
mandarini
Pompelmi
Nespole
Mele
Pere
Fragole
Banane
Avocado
kiwi

Orticole e Verdura di Aprile
Finocchi
Asparagi
Cetrioli
Fagioli
Fave
Taccole
Piselli
pomodori
Carciofi
Broccoli
Carote
Rape
Ravanelli
Bietole
Rucola
Lattuga
Agretti
Crescione
Maggiorana
Salvia
Scorzonera

mercoledì 14 aprile 2010

Olio extravergine di oliva: Saperne leggere l'etichetta


Sembrerebbe banale parlarne, ma l’etichetta e' la carta d'’identita' di un qualsiasi prodotto agricolo ed alimentare, essa deve essere chiara, trasparente e non ingannevole, deve comunicare al consumatore, almeno in lingua italiana e menzionate in un punto evidente in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili ed indelebili, senza essere in alcun modo dissimulate o deformate importantissime informazioni quali: nome prodotto, marchio, luogo di produzione e confezionamento, tabella dei valori nutrizionali, data di scadenza, consigli sulla conservazione e consumo del prodotto, è poi presente un codice a barre e un numero del lotto che permettono di risalire lungo tutta la filiera produttiva.
Al momento di acquistare un qualsiasi prodotto alimentare è necessario prestare molta attenzione all’etichetta in esso riportata, dalla quale si evincono una serie di informazioni utili atte a garantire e tutelare gli interessi del consumatore.



Verifichiamo innanzi tutto le denominazioni e definizioni degli oli di oliva secondo il Reg. CEE n. 1915/87
Oli di oliva vergini: Oli ottenuti dal frutto dell'olivo soltanto mediante processi meccanici o altri processi fisici, che non causano alterazioni dell'olio, e che non hanno subito alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione.
Detti oli di oliva sono oggetto della classificazione e delle denominazioni che seguono:

- Olio di oliva vergine extra : Olio di oliva vergine di gusto assolutamente perfetto, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere 0,8 g per 100 g;
- Olio di oliva vergine (Il termine fino può essere usato nella fase della produzione e del commercio all'ingrosso): olio di oliva vergine di gusto perfetto, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere 2 g per 100 g;
- Olio di oliva vergine corrente : Olio di oliva vergine di gusto buono, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere 3,3 g per 100 g;
- Olio di oliva vergine lampante : Olio di oliva vergine di gusto imperfetto, la cui acidità espressa in acido oleico è superiore a 3,3 g per 100g.
-Olio di oliva raffinato : Olio di oliva ottenuto dalla raffinazione di oli di oliva vergini, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere 0,5 g per 100 g.
-Olio di oliva : Olio di oliva ottenuto da un taglio di olio di oliva raffinato e di oli di oliva vergini diversi dall'olio lampante, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere 1,5 g per 100 g.
-Olio di sansa di oliva greggio : Olio ottenuto mediante trattamento al solvente di sansa di oliva, esclusi gli oli ottenuti con processo di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra natura.
-Olio di sansa di oliva raffinato : Olio ottenuto dalla raffinazione di olio di sansa di oliva greggio, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere 0,5 g per 100 g.
- Olio di sansa di oliva : Olio ottenuto da un taglio di olio di sansa di oliva raffinato e di oli di oliva vergini diversi dall'olio lampante, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere 1,5 g per 100 g.





Si sono poi avvicendati vari altri Decreti e Regolamenti Nazionale e Comunitari che hanno stabilito quali informazioni devono essere figurare nell'etichetta, allo scopo di ridurre drasticamente le possibilità di frodi commerciali a danno dei consumatori:
Denominazione di vendita : Olio extravergine di oliva

Olio vergine di oliva
Olio di oliva
Olio di sansa di oliva

Nome o Ragione Sociale o Marchio depositato e Sede del Produttore o del Confezionatore o del Venditore E' obbligatorio riportare in etichetta il nome (o la ragione sociale o il marchio depositato) e la sede o del produttore o del confezionatore o di un venditore stabilito nella Unione Economica.
Sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento Per sede si intende la località (comune) ove è ubicata la sede dello stabilimento.
Indicazioni ecologiche Consistono in un invito, visibile sui contenitori o sulle etichette, a non disperdere i contenitori nell'ambiente dopo l'uso, in forma di messaggio scritto o di un pittogramma.
Data di preferibile consumo La data di preferibile consumo, o termine minimo di conservazione, è la data fino alla quale l'olio conserva le sue specifiche proprietà in adeguate condizioni di conservazione; essa va indicato con la dicitura "Da consumarsi preferibilmente entro il ... " seguito dalla data oppure dalla indicazione del punto della confezione in cui essa figura. La data deve essere espressa almeno con l'indicazione del mese e dell'anno.
Volume nominale del prodotto Il volume nominale deve essere indicato in Litri (L o l), Centilitri (cl) o Millilitri (ml)
Lotto Per lotto si intende un insieme di unità di vendita (bottiglie o lattine) prodotte o confezionate in circostanze praticamente identiche.



Il Ministro Zaia ad Assisi per celebrare l'olio d'oliva e il Decreto Ministeriale d'attuazione dell'11 novembre 2009 (entrato in vigore soltanto il 16 gennaio 2010) che lo tutelerà, che ha recepito il nuovo Reg CE n. 182, ha così commentato: «Quella dell’etichetta per l’olio è un’esigenza forte sentita dai produttori olivicoli italiani che stanno sopportando una pesante crisi, vessati dalla concorrenza di paesi come Grecia, Turchia, Spagna». Quindi ha garantito che «saranno effettuati sequestri non solo sulle navi ma anche sugli scaffali dei punti vendita, laddove viene venduto come made in Italy olio venduto a 3-3,5 euro al litro, che sicuramente non può essere italiano. Occorre mettere fine a queste frodi».

Paolo Bruni<, presidente di Fedagri-Confcooperative. “Il nuovo regolamento – ha commentato- offrirà importanti garanzie di qualità e trasparenza verso i consumatori e consentirà all’ampia ed eccellente produzione di olio italiano di essere fortemente valorizzata quale elemento competitivo nei confronti di tutti gli altri paesi competitor. Basti pensare che il nostro paese, pur con la metà della produzione, vanta ben 350 varietà di oliveti contro i 16 presenti in Spagna e che abbiamo ben 40 olii italiani Dop e Igp, contro i 6 spagnoli”.

Finalmente sarà garantita la trasparenza alle scelte di acquisto dei consumatori che cercano il vero made in Italy a tavola in tutta Europa perchè in etichetta occorrerà indicare obbligatoriamente uno Stato membro o un riferimento ad uno Stato membro: dovranno essere riportate le didascalie come per esempio “ottenuto da olive italiane”, “ottenuto da olive coltivate in Italia” o “100 % da olive italiane”, mentre per i miscugli di provenienza diversa sarà specificato se si tratta di “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o di “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”

lunedì 8 marzo 2010

I LOVE MANGIO al Grocery Market!!!


Al GROCERY MARKET così come negli scaffali inglesi di Harrod’s e di Harvey Nichols, il nuovo brand che raggruppa i prodotti dell’eccellenza gastronomica made in Italy.
I LOVE Mangio questo il nome, è uno sguardo variopinto sul gusto: pasta colorata, gelatine di vino I.G.T. Sicilia allo zibibbo e alla Malvasia, pistacchi di Bronte in olio extravergine d’oliva, tonno e ventresca di Favignana.
Lusso, Esclusività, Tradizione,Buon cibo: I LOVE Mangio



Il brand ha esposto alle fiere Gulfood di Dubai e la Dolce Vita di Londra, all’hotel El Jebel, il superlussuoso cinque stelle di Taormina. E tra i prossimi traguardi, l’apertura di shop restaurant in giro per il mondo.



Apprezzatissimi dal pubblico del Grocery Market sono stati:
Confettura extra di Fichi d' India
Gelatina di Vino IGT Malvasia
Confettura di Mandarino Tardivo, Sicilia
Miele d'Acacia e Tartufo Bianco
Tonno Rosso del Mediterraneo in olio d'oliva


venerdì 19 febbraio 2010

.... I nostri amici sanno quanto i cannoli siano buoni al Grocery!

"Scettru di ogni re e virga di Moisè". Così nel 1635 un Sacerdote Palermitano esaltava la magnificenza del cannolo, mentre nell' 800 un poeta diceva : “Beddi cannuola di Carnivali… Su biniditti spisi li dinari…”.


Dolce tipico del carnevale proprio perché sembra essere nato per scherzo, anche se col passare del tempo la preparazione ha perso il suo carattere di occasionalità, e come tutte le nostre goloserie, viene mangiato tutto l’anno ed in qualsiasi momento.
Questo dolce fu inventato in un monastero di Palermo, dove per fare uno scherzo di carnevale, un prete mattacchione, fece uscire da uno di quei rubinetti la crema di ricotta al posto dell’acqua. Nessuno sa l’effetto che ebbe questo innocente scherzo nel malcapitato che aspettandosi un sorso d’acqua si vide arrivare della bianca crema, ma sicuramente l’invenzione del famoso dolce fu la più nobile conseguenza, (e sempre valido è lo scherzo del cannolo confezionato dove alle estremità c’è la crema di ricotta, mentre all’interno un batuffolo di cotone idrofilo).

Il cannolo prende il suo nome dal termine "canna", è una pianta con fusto cilindrico e vuoto, ma che in Sicilia è sinonimo anche il rubinetto tipico degli abbeveratoi e delle fontane di un tempo, a forma appunto di canna.

In ogni luogo della Sicilia si confezionano fragili e scricchiolanti cannoli che, grazie alla maestria dei nostri pasticcieri, sono diversi da luogo a luogo nella decorazione.
A Palermo, alle estremità del cannolo si usa adagiare due bei canditi ( ciliegie o arancia ,o entrambi), mentre nell' omonima Provincia compare sul dorso una fettina di buccia d’arancia candita, nella Sicilia orientale è la graniglia di pistacchi di Bronte a dominare la scena, di generose dimensioni e straordinaria bontà sono i cannoli di Piana degli Albanesi, piccolo centro a 20 km da Palermo, mentre più rozzo è il cannolo di Dattilo (TP) stretto stretto e lunghissimo (la scòrza è lunga da 15 a 20 cm con un diametro di 4-5 cm) , con ricotta poco zuccherata, non setacciata e priva di canditi.
I cannoli di Dattilo: strettissimi, lunghissimi, con la ricotta poco lavorata e poco zuccherata


In ogni caso, l’ingrediente che non può mutare è la crema di ricotta, che deve essere rigorosamente di pecora e freschissima, zuccherata, impiegata per la farcitura al momento di mangiarli; questo perché, con il passar del tempo, l'umidità della ricotta viene assorbita dalla cialda facendole perdere la sua croccantezza.

È sempre un piacere addentare questa particolare pasta croccante ripiena di freschissima crema di ricotta, si compone di una cialda di pasta fritta, detta scòrza ed un ripieno a base di ricotta.
Per la scorza, si formano piccoli dischi di pasta (fatta di farina di grano tenero, vino, zucchero e strutto) che vengono arrotolati su piccoli tubi di metallo o di canna di fiume e poi fritti, tradizionalmente nello strutto, mentre oggi negli oli di semi.

Insieme alla Cassata, il Cannolo è il dolce più rappresentativo della nostra Isola, e forse è anche in grado di rappresentare la personalità del Siciliano: la sua scorza dura, croccante e corrugata dalla frittura ne figura una personalità, che il tempo e le esperienze hanno temprato: all'apparenza, diffidente, dura, aspra, callosa, ma che racchiude e protegge un ripieno dolce, morbido e delicato: un animo cortese, fiero, difficile da conquistare e sottomettere se non con tenacia o perseveranza, o meglio ancora con un "muzzicune".
E in effetti alla ricotta vi si arriva dopo aver frantumato la scorza e le inevitabili briciole che inondano i vestiti e il volto sono alla pari di trofei di guerra che quasi con riluttanza vengono allontani..


giovedì 11 febbraio 2010

I Formaggi di capra Girgentana al GROCERY MARKET

In una nostra precedente nota abbiamo fatto cenno ad una interessante reltà produttiva Siciliana d'eccellenza: l' Azienda agricola Montalbo, di Giacomo Gatì.
In questa, non soltanto illustreremo le caratteristiche del latte di capra e dei formaggi derivanti, ma orgogliosamente vi annunciamo che sono già disponibili presso il nostro punto vendita!!!!


I Caprini sono tutti quei formaggi prodotti con il latte di capra , una precisazione che potrebbe sembrare superflua ma che in realta' non lo e'.
In Italia, infatti, e' autorizzata la dicitura "caprino di latte vaccino" (vale a dire formaggio di capra prodotto con latte di vacca !) purche' la scritta "di latte vaccino" sia piu' evidente di quella "caprino".
Questa palese contraddizione, unitamente alla perdita nel consumatore italiano di una cultura del formaggio di capra, ha reso possibile la diffusione di un'immagine errata di questo prodotto.
Quella dei Caprini rappresenta una famiglia di formaggi estremamente eterogenea, caratterizzata da prodotti con sapori ed aromi del tutto peculiari, assai ricercati dai consumatori e in grado di spuntare sul mercato prezzi molto interessanti. Particolarmente apprezzati sono i prodotti freschi perche' privi di crosta, morbidi e spalmabili, adatti sia per uno spuntino veloce sia per la preparazione di piatti piu' elaborati.
Il limite, ma potrebbe essere anche la forza, di queste produzioni e' la mancanza di una loro offerta tramite i tradizionali canali di distribuzione favorendo quindi la conoscenza e la diffusione dei prodotti locali

L'allevamento della capra era un tempo destinata al soddisfacimento dei bisogni domestici e relegata allo sfruttamento dei pascoli piu' poveri e degli incolti. La crisi della zootecnica tradizionale, legata a problemi di eccedenza di prodotto e ad una sua sempre minore redittivita', ha stimolato in tempi recenti la nascita di alcuni allevamenti di capre da latte, favoriti anche da una crescita progressiva nei consumi di formaggi dal gusto delicato e da una maggiore informazione fra i consumatori del latte caprino e i prodotti da esso derivanti.

Il latte di capra
Il latte di capra, sta oggi riguadagnando il prestigio perduto. Le sue proprietà dietetico - nutrizionali sono infatti degne di nota, tanto da renderlo un valido sostituto al tradizionale latte vaccino. il latte di capra ha un tenore di proteine, grassi e lattosio molto simile a quello vaccino.

Rispetto a quest'ultimo,la frazione lipidica del latte di capra si distingue per la minor dimensione dei globuli lipidici e per il più elevato contenuto in acidi grassi a corta e media catena. Tali caratteristiche lo rendono da un lato più digeribile (per la maggior superficie specifica micellare disponibile all'attacco delle lipasi) e dall'altro più saporito (gli acidi grassi a corta catena conferiscono all'alimento un aroma ed un sapore particolare, non a tutti gradito).
Un altro interessante aspetto nutrizionale che riguarda gli acidi grassi a catena corta e media presenti nel latte di capra non hanno alcun effetto negativo sul tasso di colesterolo dell’organismo.

Le proteine del latte di capra sono molto simili a quelle del latte bovino; tra gli amminoacidi spicca il maggior contenuto in taurina (la stessa sostanza presente in molte bevande energetiche ed il cui ruolo e fabbisogno non è ancora stato però completamente chiarito).

Per quanto riguarda i microelementi nutritivi, il latte di capra possiede concentrazioni di potassio (K) e ferro (Fe) nettamente superiori a quelle del latte umano e bovino, rispetto ai quali ha minori contenuti in sodio (Na), per cui è più adatto all’alimentazione di soggetti con problemi di ipertensione, concentrazioni simili a quelle del latte vaccino.

Il contenuto in vitamina A, vitamina C e vitamina B12 del latte caprino è di poco inferiore a quello del latte umano, mentre è carente in acido folico rispetto alle altre specie zootecniche. La presenza di vitamina A, come tale e non sotto forma di β-carotene, rende il latte di capra e i formaggi derivati particolarmente bianchi.




L'Azienda Montalbo
E' l’unica realtà a produrre formaggi ottenuti unicamente con latte di capra Girgentana, razza autoctona Siciliana in pericolo d’estinzione e presidio Slow Food.
La tradizione dei formaggi caprini siciliani, anche se quasi completamente scomparsa, è antichissima.
Già 2000 anni fa Plinio il Vecchio, nella sua Naturalia historia, ricordava che la Sicilia esportava a Roma il caprino di Akragas (oggi Agrigento) la grazia del quale è aumentata dal fumo di legna di mandorlo.
Oggi quest'eredità è raccolta e perseguita dall'appassionato Giacomo Gatì il quale nel suo caseificio a conduzione familare produce formaggi di alta qualità, premiata e riconosciuta in vari concorsi nazionali.
FICU : premiato come I Classificato al XI concorso Nazionale di assaggio Formaggio "Franciacorta in Bianco" ed. 2008 e con la Targa di eccellenza al Concorso Nazionale dei Formaggi di Capra "All'ombra della Madonnina" Milano ed. 2008
TALE' premiato con il Riconoscimento di Qualità al Concorso Nazionale dei formaggi di Capra "All'ombra della Madonnina" Milano ed. 2008.

Lo scarso odore ircino e il sapore delicato che caratterizzano il latte della Girgentana si riflettono appieno nei formaggi. Il caglio utilizzato per la coagulazione (lattica o presamica) è di origine animale (vitello e capretto) o vegetale (prodotto in azienda) quali fico, carciofo, cardo ecc.
A carattere artigianale e a conduzione familiare l’azienda produce diverse tipologie di formaggi che vanno dalle robiole fresche, di consistenza cremosa e presentate al naturale o aromatizzate con erbe e spezie, o semistagionate(robiola zubia), ai molli (tipo stracchino), alle caciotte, sia fresche che a breve e media stagionatura, a crosta fiorita, a pasta erborinata, sotto cenere (di legno di mandorlo) e del tipo “taleggio”.

L'offerta dei formaggi caprini dell'azienda Montalbo:
Robiola fresca gr 200
Robiola “Zubia” gr 200 (stagionata 8-12 giorni ca.)
Caciotta fresca delicata gr 250-300 ca.
Caprino di Girgenti classico (leggermente affumicato) gr. 300-400 ca.
Caprino “Cinniri” (stagionato nella cenere 1-2 mesi) gr. 300-400 ca.
Riciola Crema leggermente piccante di Ricotta e Robiola Vaso di vetro gr 200
Caciotta “mbriaca” al vino nostrano gr 250-300 ca.
Caciofiore con caglio vegetale di cardo gr 250-300 ca.
Ricotta salata gr 150-200 ca.



Il mito di Amaltea ( o Adamantea)

Fra tanti popoli dell' antichità la capra è stato animale sacro e simbolo di abbondanza e di prolificità.
Molti sono i miti e le legfgende sorte su quest'animale così frugale, sensibile e generoso. uno di questi miti è quello di Amaltea.

Amaltea (in greco Ἀμάλθεια da ἀμαλός, "molle, tenero"), fu capra e ninfa, viveva a Creta dopo aver lasciato quelle vette altissime, bianche di neve immacolata, lontane, inaccessibili che qualche pedante oggi chiamerebbe Himalaya;il suo nome etimologicamente significa “la nutrice”, o “l’allevatrice”, o forse anche “alma madre”, ma era anche chiamata Adamantea,ed infatti aveva tutto dell’adamante: era pura, splendente, preziosa, dura, solida, perfetta, indomabile.

Amaltea allevò amorevolmente Zeus, nascosto da sua madre Crea al padre Crono, che altrimenti l'avrebbe divorato come fece con i suoi fratelli che lo precedettero.
Successivamente approdò sul litorale di Akragas, qui fu l’incontro e il miracolo.
La valle fiorita di Akragas era bellezza allo stato puro così come bellezza allo stato puro era Amaltea. La fusione era perfetta. Ed Amaltea fu nuovamente felice.
Tuttavia Amaltea sbattè contro un grande albero spezzandosi uno delle sue corna,lei lo raccolse da terra e lo riempì di fiori e di frutta e lo donò al grande Zeus, il suo nutrico.
Fu la cornucopia che ancor oggi arreca abbondanza e ricchezza e fortuna ai mortali.

Ma Amaltea per il suo aspetto fisico si sentiva inadeguata e a disagio nella valle di Akragas col suo corno spezzato .
Era venuta l’ora che la Capra Amaltea pascolasse nella Valle di Akragas, figliasse e riempisse la Valle con la sua prole tutta di straordinaria bellezza e produttrice di ineguagliabile latte, e che la Ninfa Amaltea volasse alto e purificasse e illuminasse e abbagliasse l’intero creato con lo splendore adamantino della sua bellezza, della sua spiritualità, della sua armonia e delle sue virtù.
Alla sua morte Zeus la pose, insieme ai suoi due capretti, tra gli astri del cielo; consigliato da Temi, Zeus prese la sua pelle e se ne vesti come di una corazza, durante la lotta contro il padre: questo rivestimento è conosciuto come egida.
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Sitografia
http://www.presidislowfood.it/ita/dettaglio.lasso?cod=96
http://www.aziendamontalbo.it/
http://www.viniesapori.net/articolo/squisito-2009-adamantea-i-formaggi-della-capra-girgentana-0205.html
http://agrigento.mondodelgusto.it/
http://www.ailantos.it/
http://www.cibo360.it/wellness_gourmet/produttori/Sicilia/Agrigento/giacomo_gati.htm
http://www.terra-multimedialeagricoltura.it/index.asp
http://allevamenti.agraria.org/capre/girgentana/sicilia.htm
http://www.ombradellamadonnina.com/ombradellamadonnina2008/vincitori.html
http://www.caseus.it/template.jsp?pagina=rivRivista&numId=14&artId=47
http://www.capre.it/cms/

sabato 6 febbraio 2010


Il Carnevale è la festa più allegra dell’anno. La più attesa dai bambini, la più trasgressiva per i più grandi. Varie sono le tradizioni popolari di questo periodo dell’anno in gran parte dei Paesi del Mondo e contrariamente a quanto si possa immaginare trae profonde origini a miti,leggende, o a rituali pagani e religiosi. E' la festa che per i Cattolici precede il periodo Quaresimale, ha inizio con la Domenica di Settuagesima (la prima delle sette che precedono la Settimana Santa secondo il calendario Gregoriano); finisce il martedì precedente il Mercoledì delle Ceneri che segna l'inizio della Quaresima. La durata è perciò di due settimane e due giorni.

Da sempre il carnevale rappresenta una festa del popolo, che si contrappone alle festività religiose ufficiali. È un momento in cui vige la più assoluta libertà e tutto diviene lecito: ogni gerarchia decade per lasciare spazio alle maschere, al riso, allo scherzo e alla materialità. Anche nel nostro Paese le manifestazioni “carnevalesche” imperversano colorando e risvegliando le vie di ogni città. Inutile dire che anche a livello gastronomico si hanno in Italia innumerevoli tradizioni, che rispecchiano pienamente lo spirito di tale festa e ogni regione vanta ricette gastronomiche particolari e secolari, ma soprattutto nel “DOLCE” si nota una singolare voglia di evasione e di trasgressione; non a caso le ricette caratteristiche, seppur con varianti minime, vedono al primo posto i dolci fritti. Un detto popolare recita che" fritto è buono tutto, anche l’aria..."
I tipici dolci carnevaleschi Italiani sono:



CICERCHIATA

E’ una specialità tipica del Centro- Italia (Abruzzo, Umbria, Marche, Lazio), ma che ha trovato poi diffusione in altre regioni, la presenza del miele ne indica una preparazione molto antica.
Il nome Cicerchiata ci da parecchi indizi, per le dimensioni ridotte delle palline fritte, assimilabili per l'appunto a una cicerchia o ad un cece, può derivare da cicerchia : un legume anticamente molto coltivato oppure derivare dall' unione di cicer: nome scientifico della pianta dei ceci, e cerchiata in quanto il dolce è spesso servito come se fosse una ciambella.
Si tratta di Palline fritte nell'olio d'oliva o nello strutto, poi scolate, e disposte "a mucchio" o a formare una ciambella e ricoperte di miele che, colando negli interstizi le cementa e dà solidità alla struttura.

PIGNOLATA, STRUFFOLI & CO

La risposta del Sud alla Cicerchiata è costituita dagli Struffoli Napoletani, dai Purcidduzzi nella cucina Pugliese, dalla Mpagnuccata o Pignolata della Siciliana
All’apparenza il dolce sembra identico, ma le due ricette presentano numerose differenze. Inoltre, il dolce napoletano viene guarnito con “cannulilli” e “diavulilli” colorati, quasi a voler significare l’innata allegria e il folclore tipici di questo popolo, ai quali, in origine, erano attribuite proprietà energetiche.


CHIACCHIERE

Questa è forse la ricetta più semplice e la più “allegra” fra quelle dei dolci di Carnevale, ciò nonostante è quella di maggiore successo. Tanto è vero che la si ritrova in tutt’Italia, sebbene con nomi diversi: in Friuli si chiamano Grostoli, in Emilia Sfrappole, in Veneto Galani, nelle Marche Frappe, Cenci in Toscana, Chiacchiere in Campania, Bugie in liguria.


CASTAGNOLE o ZEPPOLE

Sono tipiche della gastronomia Lombarda, Friulana, Laziale e Romagnola durante il periodo di Carnevale. Gustose e morbide, farcite con ricotta, creme pasticcere, nutella, ma golose anche vuote.



KRAPFEN

Questa ricetta, forse la più antica, di tali dolci austriaci, proviene dal libro di gastronomia dell’ARTUSI, di cui ho una copia del fine ‘800.
Si sa che l’Artusi fa del cucinare e del mangiare una vera e propria arte, dispensando consigli raffinati e, allo stesso tempo, pratici. Dei Krapfen ci dà una ricetta “gentile”, come egli stesso la definisce, che qui di seguito vi riporto in immagine scansionata del libro sopra citato.



ZIPPULAS

Le Zippulas, Frisjoli o Cattas, sono delle frittelle dolci tradizionali della cucina sarda, molto adatte da preparare per Carnevale. Sono a forma di ciambelline e la pasta risulta molto soffice perchè include una patata, poi ha un bel colore giallo visto che contiene anche lo zafferano. Potete friggere queste ciambelline, o meglio queste zippulas, in olio di oliva (ma non extra vergine, perchè ha un gusto troppo intenso), o di semi di arachide o di girasole, ma sicuramente saranno molto più buone se userete lo strutto.

Arrivederci alla prossima e........ Buon (Goloso!!!!) Carnevale a tutti

martedì 2 febbraio 2010

Il Blog del Grogery Market: perchè?

Noi del Grocery Market sappiamo bene quanto sia importante la comunicazione, amiamo soffermarci con i nostri clienti e con i nostri amici scambiando con loro un paio di chiacchere, a volte purtroppo rapide e quando la frenesia non dà scampo anche un semplice gesto, un saluto svelto, un sorriso cordiale, o un veloce consiglio è ben gradito.
E' per noi gratificante soddisfare le curiosità del cliente riguardo ad un prodotto, illustrandone pregi e virtù, oppure saperlo consigliare sull'acquisto o sulla preparazione di una pietanza.

La creazione e lo sviluppo di questo spazio altro non è che l'approfondimento e la continuazione del nostro operato in negozio: dedicarvi con maggiore cura e con la nostra tipica cordialità quelle informazioni che permettono di approfondire le conoscenze di ciò che si mangia, perchè: "Noi siamo ciò che mangiamo" (Ludwig Feuerbach)

Anche qui ci piacerebbe che questo rapporto sia reciproco così vi invitiamo a porci domande,consigli, delucidazioni,saremo,come sempre, ben lieti di rispondervi!!!

Antonio Deidda e il suo Staff

domenica 31 gennaio 2010

Agrigento si riscopre terra di Robiola

Il gustoso latticino si ricava dalla capra di Agrigento


Anche la Sicilia ha la sua robiola che non ha nulla da invidiare alla popolare robiola di Roccaverano. Anzi, se il lavoro di valorizzazione e crescita della capra Girgentana svolto in questi anni dall’ Assessorato Regionale Agricoltura , in collaborazione con Slow Food e l’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia, andrà a buon fine, si può certamente prefigurare un futuro roseo per il latte di capra dell’Agrigentino, e in particolare per la saporita e originale robiola, prodotta da un piccolo caseificio di Campobello di Licata.

Per non far scomparire la razza della capra Girgentana, l’assessorato ha stimolato gli allevatori, puntando naturalmente alla crescita e al rilancio di vecchi e nuovi formaggi di capra, quali la caciotta e la robiola. Lo sviluppo del formaggio di capra, e quindi della robiola, prodotto fino a oggi in piccole quantità, è legato in maniera inevitabile alla crescita della capra Girgentana. La razza, un tempo, era diffusissima in tutta la Sicilia e in particolare in provincia di Agrigento, da dove ha preso il nome, ed era molto apprezzata per il suo latte, dal sapore dolce e molto digeribile. Non a caso, intere generazioni sono cresciute con il latte caprino consegnato porta a porta dagli stessi caprai. L’espansione dei consumi di latte trattato termicamente provocò nel dopoguerra la crisi della capra Girgentana, ridotta oggi a circa 500 capi, allevati però con amorevole cura e con l’assistenza continua dei tecnici dell’Aras e delle autorità regionali. Non è utopia pensare a un progetto di rilancio e vera crescita della specie, valorizzando un formaggio come la robiola che ridia dignità economica agli allevatori con un incremento dei capi e con la nascita di altri caeseifici.
A differenza di quella di Roccaverano, la robiola agrigentina è prodotta con latte di capra al 100% , fornendo un valido apporto per una alimentazione equilibrata. Possiede una maggiore digeribilità rispetto agli altri formaggi vaccini, una ridotta capacità allergenica, un elevato contenuto in calcio e sali minerali, un basso contenuto calorico e una notevole leggerezza. Alla luce dei consensi ricevuti dal formaggio agrigentino, nelle Langhe stanno pensando di riportare in vita la robiola di una volta, quella fatta esclusivamente di latte caprino: una versione “classica”, secondo tradizione, come già si sta facendo in provincia di Agrigento.
L’unico caseificio che produce la robiola girgentana si trova a Campobello di Licata. Una piccola azienda, messa in piedi nel 2005 da Giacomo Gatì, che oggi fattura poco più di 60 mila euro all’anno. È l’unico caseificio in Sicilia che lavora latte prodotto dalla capra Girgentana.
Gatì riceve richieste da tutta Italia, il suo è praticamente un prodotto di nicchia, ha un piccolo canale di distribuzione nazionale, mentre in Sicilia si occupa personalmente di portare la robiola e il latte ottenuto dalle sue capre ai vari rivenditori. A Milano fornisce anche un ristorante di proprietà degli stilisti Dolce e Gabbana. La struttura casearia agrigentina produce, ad oggi, circa 500 chili di formaggio al mese e, oltre alla robiola, commercializza caciotta fresca e caprino classico.

lunedì 25 gennaio 2010

....e l'assortimento di Aceto




L' aceto: accompagnatore ideale dell'Olio, nettare prezioso che conferisce un sapore speciale anche ai piatti più semplici,
rotondo, delicato, vigoroso, pungente o intenso, di malto, di cocco, di canna, di uva passa, di birra, aromatizzato, balsamico.

A Palermo, presso il Grocery Market di Deidda Antonio potrete trovare quello che più esalta le vostre pietanze!















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domenica 24 gennaio 2010

DOMICILIO



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lunedì 18 gennaio 2010

Mangiare SUSHI a Palermo e prepararlo a casa propria

Recentemente anche a Palermo,così come nel resto d'Italia, è esplosa la moda della cucina giapponese: ristoranti giapponesi, aperitivi sushi e cene a tema da gustare con le bacchette.
E' difficile parlare di moda, semmai di una conferma di un nuovo stile di cucina che si afferma nella nostra città così come da più di vent'anni lo fanno i ristoranti cinesi o i kebab nordafricani.


Ottimi sushi ed sashimi a Palermo possono essere mangiati presso vari locali: l'Hanami di piazza San Francesco; il Wakame a Ballarò; Tribeca in via Mariano Stabile; ottimo è stato all'Addaura Reef; in via Meccio il Su Ri; il sushi è ottimo da Tinto; approsimativo quello del Reloj; il sushi è servito anche in viale Strasburgo 235 al Gourmet; sushi, sashimi e piatti thailandesi e cinesi sono serviti al sushi bar chan, infine anche Luci e Calici in via Sammartino propone del sushi.


C’è ,tuttora, una certa confusione su quali siano i piatti tipici che provengono dal Giappone e su quale sia il modo più corretto per degustarli.

Il cibo più famoso è ovviamente il sushi.
Cos’è il sushi? sono piccoli pezzetti di pesce crudo (e non solo) con blocchi di riso (cotto con aceto di riso, zucchero e sale), da inzuppare nella salsa di soia, nella quale è stata stemperata una piccolissima dose di wasabi.
I tipi di sushi sono tanti: quelli che più attraggono gli occidentali sono i vari futomaki, hosomaki, uramaki… ovvero il sushi di forma cilindrica con una fascetta di alga scura – il nori – intorno al riso o all’interno come nel caso dell’uramaki. Uno molto amato dagli italiani è il california roll che si presenta colorato (per via del mix di ingredienti all’interno).Poi ci sono quelli a forma di cono, sempre con l’alga intorno, che contengono vari ingredienti.
E infine i semplici nigirizushi, ovvero i blocchetti squadrati di riso sushi con una puntina di wasabi e il pesce crudo appoggiato sopra. Fra i vari tipi di guarnizione: tonno (pregiato), salmone, polpo, uova di pesce, anguilla, gamberetti, frittata, avocado, cetriolo.

Ma il sushi è una pietanza molto versatile, è possibile prepararla anche con ortaggi e verdure per venire incontro alle diete di vegetariani e ai vegani.

Il wasabi è la salsina verde che accompagna molti piatti giapponesi.

Il sashimi banalmente è il pesce crudo. Senza nient’altro. Ma la vera arte è la filettatura, ovvero il modo in cui viene tagliato; per mangiare un buon sashimi conta tantissimo se il pesce è fresco e di qualità, oltre all’abilità del maestro sushi che sfiletta il pesce crudo.

E' possibile riproporre a casa propria le più famose e stuzzicanti ricette giapponesi di sushi e sashimi adoperando i prodotti della linea Blue Dragon - http://www.bluedragon.com/ - e il "Riso per Sushi" Gallo commercializzati a Palermo da GROCERY MARKET.

Un ottimo sushi, per esempio, si prepara utilizzando il Sushi Nori, pregiata alga naturale coltivata esclusivamente in alcune zone del Giappone, la Wasabi Paste, specialità a base di rafano, olio di soia e acqua, e -tocco di classe- il classico zenzero, che Blue Dragon rende disponibile a fette in una comoda confezione in vetro.

Mangiare SUSHI a Palermo e prepararlo a casa propria

Recentemente anche a Palermo,così come nel resto d'Italia, è esplosa la moda della cucina giapponese: ristoranti giapponesi, aperitivi sushi e cene a tema da gustare con le bacchette.
E' difficile parlare di moda, semmai di una conferma di un nuovo stile di cucina che si afferma nella nostra città così come da più di vent'anni lo fanno i ristoranti cinesi o i kebab nordafricani.


Ottimi sushi ed sashimi a Palermo possono essere mangiati presso vari locali: l'Hanami di piazza San Francesco; il Wakame a Ballarò; Tribeca in via Mariano Stabile; ottimo è stato all'Addaura Reef; in via Meccio il Su Ri; il sushi è ottimo da Tinto; approsimativo quello del Reloj; il sushi è servito anche in viale Strasburgo 235 al Gourmet; sushi, sashimi e piatti thailandesi e cinesi sono serviti al Sushi Bar Chan, infine anche Luci e Calici in via Sammartino propone del sushi.


C’è ,tuttora, una certa confusione su quali siano i piatti tipici che provengono dal Giappone e su quale sia il modo più corretto per degustarli.

Il cibo più famoso è ovviamente il sushi.
Cos’è il sushi? sono piccoli pezzetti di pesce crudo (e non solo) con blocchi di riso (cotto con aceto di riso, zucchero e sale), da inzuppare nella salsa di soia, nella quale è stata stemperata una piccolissima dose di wasabi.
I tipi di sushi sono tanti: quelli che più attraggono gli occidentali sono i vari futomaki, hosomaki, uramaki… ovvero il sushi di forma cilindrica con una fascetta di alga scura – il nori – intorno al riso o all’interno come nel caso dell’uramaki. Uno molto amato dagli italiani è il california roll che si presenta colorato (per via del mix di ingredienti all’interno).Poi ci sono quelli a forma di cono, sempre con l’alga intorno, che contengono vari ingredienti.
E infine i semplici nigirizushi, ovvero i blocchetti squadrati di riso sushi con una puntina di wasabi e il pesce crudo appoggiato sopra. Fra i vari tipi di guarnizione: tonno (pregiato), salmone, polpo, uova di pesce, anguilla, gamberetti, frittata, avocado, cetriolo.

Ma il sushi è una pietanza molto versatile, è possibile prepararla anche con ortaggi e verdure per venire incontro alle diete di vegetariani e ai vegani.

Il wasabi è la salsina verde che accompagna molti piatti giapponesi.

Il sashimi banalmente è il pesce crudo. Senza nient’altro. Ma la vera arte è la filettatura, ovvero il modo in cui viene tagliato; per mangiare un buon sashimi conta tantissimo se il pesce è fresco e di qualità, oltre all’abilità del maestro sushi che sfiletta il pesce crudo.


E' possibile riproporre a casa propria le più famose e stuzzicanti ricette giapponesi di sushi e sashimi adoperando i prodotti della linea Blue Dragon - http://www.bluedragon.com/ - e il "Riso per Sushi" Gallo commercializzati a Palermo da GROCERY MARKET.
Un ottimo sushi, per esempio, si prepara utilizzando il Sushi Nori, pregiata alga naturale coltivata esclusivamente in alcune zone del Giappone, la Wasabi Paste, specialità a base di rafano, olio di soia e acqua, e -tocco di classe- il classico zenzero, che Blue Dragon rende disponibile a fette in una comoda confezione in vetro.